Parlando di riscaldamento a biomassa, abbiamo diverse fonti calorifiche possibili (combustibili): legna da ardere, bricchette, pellet, cippato e nocciolino.
A dispetto di molta disinformazione che circola, queste fonti sono più economiche, efficienti e green rispetto al metano e ai derivati del petrolio, che restano però le più attualmente utilizzate.
Se vi state chiedendo come passare al riscaldamento a biomasse per la vostra abitazione o azienda, vi consigliamo di leggere anche l’articolo di approfondimento sul pellet, così che possiate scegliere con consapevolezza il prodotto giusto per le vostre esigenze specifiche.
Si occupa di tutte queste tematiche Progetto Fuoco, il più importante evento mondiale del settore della produzione di energia tramite legna e derivati. Un’esposizione in cui si fa molta informazione e a cui sono presenti i maggiori produttori mondiali sia di biomasse che di tecnologie per il loro sfruttamento.
Se sei interessato ad approfondire l’argomento, Progetto Fuoco è anche curatore di PF Magazine, la prima rivista italiana dedicata al settore. Cercala nei rivenditori, ferramente, show-room e nella grande distribuzione.
Ma andiamo ora a scoprire insieme tutto quello che c’è da sapere sulla legna.
Dispositivi
La prima domanda da porsi è: cosa uso per bruciare la legna?
Il mercato ci propone due famiglie di soluzioni: la stufa a legna e il caminetto a legna. Di entrambe esistono diverse declinazioni.
Camino a legna
I camini a legna possono essere di diverse tipologie, che appartengono a quattro varianti.
Caminetto aperto: lo stereotipo del caminetto, esteticamente molto bello ma disperde il calore in modo non omogeneo.
Caminetto aperto ventilato: salva l’estetica ed è dotato di un sistema di ventilazione per la distribuzione più efficiente del calore nell’ambiente.
Caminetto chiuso o chiuso e ventilato: pensato per l’efficienza energetica, la combustione a struttura chiusa è più sicura, evita problemi di fumi all’interno dell’abitazione.
Termocamini: camini chiusi che implementano anche un circuito di riscaldamento dell’acqua.
Non trattiamo al momento i camini a bioetanolo, che come abbiamo visto sono meno efficienti, più dispendiosi e molto meno green.
Stufa a legna
Le stufe a legna sono una soluzione più versatile. Sono installabili con facilità anche in ambienti strutturalmente non adatti a un camino. Tutto ciò che serve è un aggancio alla canna fumaria già presente nell’abitazione.
Anche qui abbiamo diverse tipologie.
Stufe a legna con forno: normali stufe a legna con un vano dedicato a forno di cui non si può però regolare la temperatura.
Stufe in ghisa: normali stufe a legna ma con le pareti esterne in ghisa, per condurre meglio il calore. Hanno dimensioni più contenute ma si raffreddano velocemente una volta spente.
Stufe a legna ventilate: sono le stufe che vediamo più spesso in commercio, immettono aria calda nell’ambiente da delle griglie al costo di un po’ di rumore di ventilazione.
Stufe ad accumulo: in muratura, con grande capacità di accumulo del calore che viene rilasciato dalle pareti per lungo tempo nell’ambiente. Molto più costose delle stufe in acciaio, ma l’investimento è ampiamente ripagato dal risparmio di combustibile.
Termostufe a legna: come i termocamini, anche le termostufe hanno il circuito per il riscaldamento dell’acqua, e sono spesso associate a un accumulatore per ottimizzare la resa.
Chiarite le diverse tipologie di strumenti in cui si può usare la legna, andiamo a parlare nello specifico dei diversi tipi di legna e di come scegliere la legna giusta per le vostre esigenze.
Tipologie, caratteristiche e benefici
La prima cosa da spiegare quando si parla di legna da ardere è il concetto di potere calorifico.
Il potere calorifico di un combustibile è la quantità massima di calore che può produrre.
Diciamo subito che, a parità di peso e contenuto idrico tutte le tipologie di legno hanno potere calorifico analogo. Non ce n’è una che renda sensibilmente più di un’altra da questo punto di vista anche se le differenze tra legno e legno ci sono e le vedremo nei prossimi paragrafi.
Molto rilevante ai fini della resa della biomassa è la questione del contenuto idrico, che altro non è che la quantità di acqua ancora presente nel legno. Più questo valore risulta alto, e più il potere calorifico della legna scende. Questo perché parte dell’energia che la legna può potenzialmente produrre viene impiegata per far evaporare l’acqua invece che per scaldare l’ambiente.
In genere la legna appena tagliata ha un contenuto idrico anche superiore al 50% del proprio peso ma viene considerata ideale per la combustione quando questo valore scende sotto il 20%.
Inoltre, più alta è la percentuale di contenuto idrico e più alte sono anche le emissioni di polveri sottili (PM10). Per dare dei dati indicativi, basti pensare che scendendo dal 30% al 20% di umidità residua nel legno, durante la combustione le emissioni scendono da 1144 mg/Nm3 a 69 mg/Nm3 e il potere calorifico invece sale da 3,39 MWh/t a 3,97 MWh/t (+17,5%).
Formati
Vediamo ora i formati in cui è possibile acquistare e utilizzare la legna da ardere.
Come anticipato in apertura i formati principali di legna da ardere sono, per dimensione decrescente: ciocchi, bricchetti, cippato e nocciolino.
Il nocciolino, o nocciolino di sansa, è prodotto dagli scarti della lavorazione delle olive, che vengono pressati in maniera analoga al pellet ma di dimensioni più simili a quelle del cippato. Il nocciolino presenta diversi vantaggi, primo tra tutti il potere calorifico che oscilla tra i 6,2 e i 7,4 kWh per chilogrammo (il pellet, per esempio si assesta in media sui 4,4). È anche molto comodo da stoccare e imballare ed è la biomassa che produce il minore impatto ambientale in assoluto.
Il cippato è legno ridotto a scaglie che vanno da pochi millimetri fino a 5-6 centimetri e si produce da scarti agricoli e forestali. Ha un potere calorifico che va in media dai 3 ai 3,6 kWh per chilogrammo nelle qualità A1 e A2.
È particolarmente indicato in caldaie medio-grandi da almeno 40kW, e nelle caldaie per la produzione combinata di energia termica ed elettrica. È la fonte di biomassa più economica e per questo viene più spesso utilizzata in ambito industriale. È anche generalmente scomoda per l’uso domestico, dove sono preferibili bricchetti e ciocchi.
I bricchetti (o bricchette, o tronchetti) sono scarti di legno non trattato pressati in forma cilindrica. Prodotti per la maggior parte a partire da trucioli di legno. Si possono utilizzare come i ciocchi, ma bruciano in maniera più simile al carbone, con fiamme basse. Il vantaggio è che a parità di volume garantiscono un più alto potere calorifico (fino a 4,8 kWh) e non danno problemi di residuo idrico e quindi nemmeno di emissioni. Comodi per chi ha poco spazio di stoccaggio e non ha necessità estetiche.
I ciocchi sono i classici pezzi di tronchi o rami che siamo abituati a immaginare nel caminetto. Possono avere dimensioni variabili tra i 20 e i 40 centimetri per la legna da stufa, mentre per la legna da camino si può arrivare fino ai 50 centimetri.
Fare sempre attenzione al diametro dei tronchetti, che non dovrebbe mai superare i 20cm. La misura ideale è tra i 10 e i 15 centimetri perché pezzi troppo spessi non perdono l’umidità in modo omogeneo, con tutti i problemi di cui abbiamo già parlato.
Da citare obbligatoriamente anche il carbone di legna, che pur avendo un altissimo potere calorifico segue dei processi e delle logiche molto diverse da quelle viste per la legna da ardere e non viene usato nei camini né nelle stufe a legna.
Meglio il pellet o la legna?
Anche qui, dipende. Entrambi questi combustibili legnosi hanno pro e contro.
Il principale vantaggio della legna è che costa molto meno. Se si usa legna di qualità in impianti certificati, il risparmio economico ed ecologico è notevole. Stiamo parlando di 450 euro di legna contro 650 euro di pellet per il riscaldamento di un’abitazione standard di circa 60m2 che richiede circa 10 MW/h di energia.
Dall’altro lato però il pellet è più comodo da gestire, meno ingombrante, più facile da stoccare e non richiede lunghi tempi di stagionatura. Per non parlare del fatto che si può acquistare al dettaglio ormai in tutta la GDO.
Come sempre, la scelta va presa sulla base della situazione specifica. Per un appartamento senza garage né magazzino, forse il pellet è più pratico. Per una villa con un grande capanno da adibire a legnaia, il legno è intuitivamente più indicato.
Tipi di legna da ardere
La legna si divide in due grosse famiglie: legna dolce e legna forte.
Come ormai avrete capito, non c’è una risposta giusta e una sbagliata alla domanda “quale legna usare?”. La scelta dell’una o dell’altra dipende in primis dalle vostre necessità.
Ricordarsi sempre però che la legna deve sempre avere un contenuto idrico inferiore al 20% per essere adatta alla combustione, a prescindere dalla tipologia.
La legna dolce (o morbida o media) è generalmente più leggera (300-350kg al metro cubo), risulta di più facile accensione ed è caratterizzata dalla produzione di una fiamma molto lunga ed esteticamente più piacevole. Per questo però la legna dolce brucia più rapidamente di quella dura, producendo un picco di calore immediato ma di breve durata.
Per tali caratteristiche, questa legna è più indicata per chi ha obiettivi di design ed estetici.
La legna dolce è, per esempio, quella di abete, castagno, ontano, pino, pioppo e salice.
La legna forte (o dura), al contrario, è più pesante (350-400kg al metro cubo), brucia molto più lentamente e con fiamme più basse, quindi anche per una durata di tempo maggiore. È quindi la tipologia più indicata per il riscaldamento domestico in quanto consente sostanziosi risparmi economici.
La legna forte è, per esempio, quella di acero rosso, carpino bianco, carpino nero, ciliegio, faggio, frassino, leccio, noce, olmo, quercia, rovere e ulivo.
Consigli di utilizzo
Riassumiamo ora le buone abitudini per quel che riguarda l’impiego della legna da ardere.
Per il riscaldamento prediligere legni forti.
Per il design prediligere legni dolci.
Non accumulare grandi quantità di legna tutta assieme nel camino o nella stufa.
Inizialmente, accendere la legna e lasciarla consumare fino a formare un “letto di braci” sul fondo del camino. Aggiungere poi singoli ciocchi sopra di esso per una combustione più omogenea.
Scegliere sempre con attenzione le dimensioni dei tagli di legna. Per le stufe usare i tagli da 25-33-40 centimetri, per i camini vanno bene quelli più grandi (50cm).
I pezzi più lunghi bruciano più lentamente di quelli più corti, sono migliori per il riscaldamento.
Il diametro ideale dei ciocchi oscilla tra i 10 e i 15 centimetri. Più piccoli bruciano troppo in fretta e più grandi rischiano di avere all’interno ancora molta umidità.
A proposito di umidità, è importantissimo non bruciare legna con contenuto idrico maggiore del 20%, si riduce il potere calorifico e si aumentano sia le emissioni di CO2 e particolato che il rischio di problemi tecnici all’impianto.
Come scegliere la legna da ardere
Eccoci finalmente a una delle questioni più annose: come scegliere la legna da ardere?
Abbiamo già detto che per ottenere davvero il risparmio e l’efficienza, non c’è altra scelta che partire da della legna di qualità. Il modo più facile per andare sul sicuro è senza dubbio affidarsi a legname certificato Biomassplus, che garantisce il controllo della qualità, della filiera, della stagionatura e ci fornisce tutte le informazioni utili in tal senso.
Approfondiremo il tema della certificazione in seguito.
Per il riscaldamento abbiamo già detto che è meglio prediligere legna dura, ma anche tra queste ci sono differenze. Per durata, autonomia e omogeneità, le essenze più indicate sono faggio, carpino e quercia.
Il problema è che non tutta la legna che si trova sul mercato è certificata e sappiamo che spesso gli acquirenti si prendono dei rischi pur di afferrare al volo un’occasione che sembra vantaggiosa.
Fermo restando che non tutti i legnami non certificati sono di bassa qualità, vediamo insieme come riconoscere quelli buoni quando ci troviamo di fronte a della legna da ardere in bancali, sfusa o in sacchi.
Consigli per la scelta
Come ormai abbiamo ripetuto molte volte, il primo aspetto da verificare è che il contenuto idrico sia al di sotto del 20%.
Nel caso in cui il contenuto idrico non sia segnalato esplicitamente, possiamo osservare due cose: il colore e il peso.
Perdendo acqua la legna tende a scurirsi, quindi fare caso al colore è una buona prassi, ma non sufficiente e può essere fuorviante.
Più affidabile è la valutazione del peso. Durante l’essiccatura la legna perde anche più del 30% del proprio peso in acqua, quindi a parità di volume più leggera è e più è basso il contenuto idrico.
Per questo motivo dovremmo scegliere solo legna che sia stata essiccata per almeno una stagione e fino a due, a seconda del tipo di legno.
Comprate a volume e non a peso, altrimenti per del legname non ben essiccato rischiate di pagare acqua che dovrà comunque essere persa.
Altro aspetto da considerare è la dimensione della camera di combustione della nostra stufa: non prendete legna troppo lunga, o dovrete ulteriormente tagliarla prima di utilizzarla.
Parlando di dimensione, importante è anche lo spessore, più si avvicina ai 10 cm e meglio è.
Cercate di evitare i tondini interi, la legna quando è spaccata a spicchi ottiene due vantaggi: a maggiore superficie corrisponde maggiore resa, e le spaccature facilitano il passaggio d’aria all’interno, facilitando la combustione.
Ultimo punto ma molto importante: assolutamente fate la massima attenzione a non acquistare mai legna verniciata o che sia stata trattata chimicamente (ad esempio, le vecchie traversine ferroviarie), durante la combustione liberano molta fuliggine e agenti chimici con rischi per la nostra salute, per l’ambiente e non ultimo per l’impianto.
Certificazione
L’unica certificazione utile in Italia per garantire la qualità di legna da ardere, cippato e bricchette è la Biomassplus®. Ideata da AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali) ed ENAMA (Ente NAzionale Meccanizzazione Agraria) sulla norma ISO 17225 è partner di informazione e formazione di Progetto Fuoco.
Biomassplus certifica 3 cose: qualità di prodotto e di processo, sostenibilità ambientale, tracciabilità e legalità.
Tra i controlli sulle aziende spiccano le verifiche infrastrutturali per garantire che possano fornire prodotto di qualità tutto l’anno, le verifiche sui processi di essiccatura, imballaggio e trasporto e soprattutto le verifiche periodiche di controllo qualità.
4 i livelli di qualità certificabile: A1+, A1, A2 e B, ciascuno con le proprie caratteristiche tecniche e specifiche che potete trovare sul sito ufficiale di AIEL https://www.aielenergia.it/formazione_certificazioni.php
Reperibilità
Ora che abbiamo imparato a riconoscere la legna di qualità, vediamo ora dove e come la si può acquistare.
La prima cosa da verificare è se siete privati o aziende e di quanta legna avete bisogno.
Valgono le leggi di mercato che tutti conosciamo: comprare grandi quantità abbassa il prezzo, comprare in anticipo abbassa il prezzo, comprare da fonti geograficamente vicine abbassa il prezzo perché si riducono i costi di trasporto.
Se siete delle aziende con necessità importanti il consiglio che diamo è sempre quello di contattare direttamente un produttore a voi vicino e contrattare prezzo e tipologia della materia prima e del trasporto, sulla base delle esigenze del vostro impianto. Possibilmente scegliete sempre prodotti certificati, è difficile controllare in prima persona la qualità quando si parla di quantità ingenti.
Se invece siete dei privati, il consiglio che diamo è prima di tutto verificare se nella vostra area esistano già dei gruppi di acquisto, in modo da associarvi ad altri privati e godere di prezzi vantaggiosi e potere contrattuale.
Per acquisti di grandi quantità, si possono considerare anche le aste, in cui tipicamente sono messi in vendita interi lotti, ma è un procedimento che sconsigliamo ai non addetti ai lavori perché le problematiche e gli imprevisti sono sempre in agguato.
Fattore da considerare è se abbiate o meno uno spazio di stoccaggio adatto: un posto coperto e ben ventilato in cui lasciare la legna staccata dal terreno e dalle pareti. In caso di riposta positiva, il consiglio per chi può permetterselo è quello di comprare molto in anticipo la legna, tipicamente in primavera ed estate, quando i prezzi sono più bassi.
In questo modo si può prendere anche una legna con un contenuto idrico più alto, andando a risparmiare ulteriormente. La si lascerà poi stagionare per 3-6 mesi per completare il processo di essiccatura entro l’inverno.
Discorso diverso è se siete soliti procurarvi da soli la legna da ardere. In questo caso dovrete avere molto spazio da adibire al processo di stagionatura ed essere sempre sicuri che la legna sia ben essiccata prima di bruciarla.
Un consiglio che diamo è di effettuare il taglio delle piante decidue (non sempreverdi) durante i mesi invernali per evitare che siano piene di linfa.
Con il progredire dei tempi, sempre più frequente è l’acquisto di legna online. Ci teniamo a specificare che non c’è nulla di male in questi canali, ma hanno l’inconveniente che non è quasi mai possibile verificare di persona la qualità della materia prima. Caldeggiamo quindi l’acquisto solo di prodotti certificati per evitare brutte sorprese.
Ultimo canale di vendita sono i negozi specializzati e la GDO. Questa soluzione è molto comoda soprattutto per i privati che non hanno molto spazio di stoccaggio. In questi negozi possiamo trovare legna in bancali, sfusa o in sacchi, con disponibilità di tutte le essenze più note e sempre disponibile in qualità costante. Dobbiamo venire però a patti con prezzi più alti.
Prezzi
Parlando del costo della legna da ardere la premessa è che i paragoni si fanno sempre sul prezzo al quintale.
Come indicazione di massima considerate un bancale di legna mista, per definizione meno pregiata e quindi più economica. Qui i prezzi si aggirano sui 10-12 euro al quintale nei tagli da camino (40-50cm) e salgono a 12-13 euro al quintale in quelli da stufa (20-33cm).
Se si vuole invece andare su legna dura di un solo tipo il prezzo dovrebbe oscillare tra i 15 e i 20 euro al quintale, a seconda del periodo dell’anno e della tipologia di legno specifica.
Per quel che riguarda il prezzo del cippato, si valuta al metro stero (circa 5-6 quintali di cippato essicato) e ci si assesta sui 28-30 euro, quindi un costo sensibilmente inferiore rispetto a legna e pellet, ma l’avevamo già detto. Il prezzo può poi variare sulla base del trasporto e della qualità di legno, ma questa cifra è un buon punto di riferimento.
Il prezzo dei bricchetti di legna è più in linea con quello della legna da ardere, in media ci si assesta sui 25-30 euro al quintale anche nella vendita al dettaglio. Se rapportato al suo potere calorifico è una soluzione molto interessante.
Fate attenzione, soprattutto online il costo della legna da ardere è molto variabile. I marketplace applicano commissioni, cui si aggiunge il costo del trasporto fino al nostro domicilio. Alla fine si trova la legna di faggio da ardere a prezzi anche oltre i 50 euro al quintale.
Non molto dissimile la situazione per la legna di ulivo da ardere.
Va un po’ meglio con il prezzo del legno di quercia che si trova anche sui 25-30 euro al quintale sul taglio da camino.
Come si può notare, sono tutti prezzi abbastanza alti, per questo motivo il nostro consiglio resta sempre quello di acquistare il più possibile a chilometro zero.
Conclusione
Speriamo di avervi dato tutte le informazioni che cercavate, ora sta a voi valutare se sia giunto il momento di passare al riscaldamento a biomassa legnosa o meno.
Nel farlo, ricordatevi sempre di aggiungere alle vostre valutazioni i vari incentivi statali disponibili: il cosiddetto conto termico.