A Progetto Fuoco, importante evento nel settore della produzione di calore ed energia dalla combustione di biomassa, gli elementi di spicco sono da sempre gli impianti e le attrezzature, ma tra i protagonisti della fiera non possiamo non citare il pellet e le aziende legate alla sua produzione e commercio.
Oggi approfondiremo la conoscenza di questo combustibile, fornendo ai nostri lettori molte informazioni utili al fine di un suo utilizzo più efficace e responsabile: caratteristiche, tipologie, benefici, certificazioni, reperibilità sul mercato, prezzi al pubblico.
Pellet: che cos’è e come riconoscere quello di qualità
Il termine inglese “pellet” tradotto in italiano significa letteralmente “pastiglia” oppure “pallina” con evidente riferimento alla forma cilindrica di piccole dimensioni del prodotto derivante dalla compattazione di materiale di vario genere.
Per quanto riguarda il riscaldamento, i pellet sono combustibili di natura legnosa realizzati mediante l’impiego di scarti derivanti dalla lavorazione del legno che vengono densificati fino a formare dei piccoli granuli di forma cilindrica di lunghezza casuale tipicamente tra i 10 e i 30 millimetri.
Si tratta principalmente di trucioli e segatura che subiscono un procedimento di compressione e di essiccazione.
Sembra che siano stati i canadesi a utilizzare per primi questo tipo di combustibile, ottenuto a partire dalla segatura, che in questo modo veniva vantaggiosamente smaltita.
Un problema che spesso si pone a chi è intenzionato di servirsi di una stufa a pellet riguarda quale scegliere, dato che è disponibile un’ampia gamma di prodotti.
Partendo dal presupposto che non esiste un pellet migliore in assoluto, è necessario valutare alcuni fattori discriminanti, che sono il modello di stufe a pellet, le caratteristiche della camera di combustione e le materie prime del prodotto.
Il pellet migliore è quello che risponde meglio alle esigenze del consumatore, consentendogli di ottenere un elevato potere calorifico rapportato a costi contenuti.
Mai come in questo settore è importante prendere in esame il rapporto qualità/prezzo, soprattutto in base al tipo d’impiego a cui è destinato questo combustibile.
Nella ricerca di un pellet di qualità, come riconoscerlo diventa quindi l’aspetto fondamentale dato che da questa operazione preliminare dipende poi l’efficienza dell’impianto di riscaldamento.
Il principale fattore discriminante nella scelta del pellet migliore è la sua certificazione, che offre la garanzia di conoscere con sicurezza la tipologia del legno costituente.
Chiedendosi come scegliere il pellet può essere utile analizzare la quantità di segatura presente nel sacco, dato che un’elevata concentrazione di questo materiale indica che i pellet tendono a sfaldarsi con facilità e che probabilmente non sono stati compattati a sufficienza.
Un altro parametro da prendere in considerazione per valutare la qualità di questi combustibili è il loro contenuto di ceneri: infatti se questo valore è alto significa che vengono prodotte polveri nocive alla salute.
Si può anche eseguire la “prova dell’acqua” che si realizza immergendo una manciata di pellet in un recipiente colmo d’acqua; se essi vanno a fondo senza intorbidirla, allora significa che il prodotto è di ottima qualità in quanto rimane compatto e solido.
Un buon pellet deve essere fatto con legna vergine che ha subito soltanto trattamenti di tipo meccanico, ma non chimico, come incollature, verniciature oppure contatto con solventi.
Durante la combustione è infatti indispensabile che non si sprigionino esalazioni pericolose per la salute e che il materiale costitutivo del combustibile non contenga nessun prodotto di sintesi.
L’offerta sul mercato delle tipologie di pellet appare estremamente eterogenea e la selezione tra i vari prodotti non deve mai essere guidata soltanto dal fattore prezzo in quanto i combustibili troppo economici non sono di buona qualità e quindi possono danneggiare gli impianti di riscaldamento.
Le più comuni conseguenze sono l’intasamento del braciere della stufa, la minore capacità calorifera, la produzione di creosoto (un residuo viscoso che tende ad aderire alle pareti interne e alla canna fumaria) e l’annerimento delle parti in vetro della stufa.
Un presupposto indispensabile per effettuare la scelta migliore rimane quello di leggere attentamente l’etichetta che deve essere obbligatoriamente apposta o stampata sulla confezione del combustibile.
Bisogna anche controllare che la filiera sia stata costantemente monitorata dal produttore al consumatore, per evitare qualsiasi rischio di contaminazione del prodotto.
Dopo avere analizzato attentamente l’etichetta del pellet, aver verificato le sue certificazioni e osservato l’aspetto che lo caratterizza, è possibile orientarsi nella scelta del prodotto più adatto alle proprie esigenze, sempre tenendo conto che un costo troppo basso non è mai garanzia di qualità.
Caratteristiche e benefici del pellet
La caratteristica principale del pellet è il suo potere calorifico, un parametro in grado di guidare il consumatore nella scelta dei prodotti più validi.
Si definisce potere calorifico la quantità di energia liberata dalla conversione di una massa unitaria di materiale che si verifica nell’unità di tempo.
In altre parole esso consiste nella quantità di calore prodotta dalla combustione di un’unità di materiale combustibile, che viene misurata in Kcal/kg (chilocaloria per chilogrammo).
Si tratta di un valore standard di riferimento, il cui ruolo è quello di indicare con attendibilità le reali prestazioni del combustibile analizzato; esso viene indicato con il simbolo kWh/kg e deve essere riportato su tutte le confezioni
I fattori che influenzano il potere calorifero sono rappresentati dalla tipologia del legno e dal tasso d’umidità; quanto maggiore è l’indice del potere calorifero, tanto meglio funziona l’impianto di riscaldamento.
Di solito i legni dolci sono caratterizzati da valori più bassi di quelli dei legni duri, tenendo conto che i valori medi sono compresi tra 4600 e 5400 Kcal/kg.
Il tasso d’umidità contenuta nel legno contribuisce a ridurre il potere calorifero dei pellet e di conseguenza la loro efficienza di combustione. Tale valore deve essere compreso tra 8% e 12% per garantire la migliore resa di combustione.
Per quanto riguarda il problema della cenere bisogna tenere presente che i pellet, essendo costituiti di legno, durante la loro combustione producono inevitabilmente della cenere che però deve essere scarsa.
Tale combustione avviene in quattro fasi, che sono: essiccazione, gassificazione, combustione, formazione di cenere.
Durante la prima fase il calore fa evaporare l’acqua contenuta nei pellet, nella seconda incomincia la produzione di gas provocata dall’incremento delle temperature, nella terza si innesca la combustione dopo che è stata raggiunta un’adeguata quota termica e nella quarta si verifica la produzione di cenere.
Le ceneri sono formate da sabbia, minerali e varie impurità presenti nella corteccia, tra cui anche tracce di terriccio. Un pellet di buona qualità deve produrre poche ceneri dato che esse rappresentano la parte non combustibile del prodotto.
Un prodotto di ottima qualità, che di solito brucia senza cenere, è in grado di produrre un’elevata quantità di calore senza inquinare l’ambiente perché nelle ceneri sono contenute anche tracce di metalli pesanti.
Per avere la certezza di acquistare un prodotto di buona qualità, l’unica garanzia deriva dalla sua certificazione. Un pellet certificato infatti assicura elevati standard qualitativi lungo tutta la filiera, dalle operazioni di raccolta delle materie prime fino alla consegna.
Meglio il pellet o la legna?
Un problema che i consumatori spesso si pongono è relativo al dilemma se sia meglio il pellet o la legna per alimentare una stufa.
La scelta tra questi due combustibili è condizionata principalmente da differenti stili di vita dato che un camino dove arde il focolare contribuisce a creare un’atmosfera molto poetica rispetto a una stufa a pellet, di certo più pratica anche se meno romantica.
La legna da ardere presenta il vantaggio di avere un costo stabile e inferiore a quello dei pellet e di produrre un fuoco naturale, allegro e brillante che riscalda l’ambiente non solo materialmente.
I suoi principali svantaggi sono collegabili a una certa scomodità di accensione e spegnimento del camino oppure della stufa, all’impossibilità di programmare la temperatura, e a rendimenti non paragonabili a quelli offerti dai pallet.
Inoltre la combustione della legna è meno pulita rispetto a quella dei pellet dato che produce una maggiore percentuale di particelle incombuste.
La canna fumaria deve avere un diametro di 10 centimetri, superiore a quello delle stufe a pellet che è di 8 centimetri.
Le stufe a pellet possono venire programmate elettronicamente e pertanto svolgono la funzione di veri e propri impianti di riscaldamento, la cui combustione è particolarmente efficiente, molto pulita e non inquinante.
I pellet vengono confezionati in sacchi impilabili con facilità, al contrario della legna che presuppone la disponibilità di appositi spazi, magari nella legnaia.
Uno svantaggio di questo combustibile è rappresentato dal prezzo che sta progressivamente aumentando, anche se con un andamento inferiore rispetto a quello di altri combustibili come metano o gasolio.
Tipologie di pellet
I pellet sono materiali combustibili che trovano largo impiego in stufe e in caldaie centralizzate per il riscaldamento domestico o industriale.
I principali benefici derivanti dal loro utilizzo consistono nella limitata emissione di sostanze inquinanti, nell’essere energie rinnovabili, nel risparmio in termini economici.
In commercio sono disponibili numerose varietà di pellet che dipendono dai diversi alberi da cui proviene il legno.
I pellet di faggio, tra i più apprezzati dai consumatori, sono realizzati con materiali di tipo medio-pesante, estremamente duro e molto resistente oltre che indenne dalle variazioni di umidità durante le fasi di lavorazione.
L’elevato potere calorifero (4600 Kcal) rappresenta il suo punto di forza, così come la sua resa che è tra le più elevate tra quelle disponibili.
Il pellet di abete viene prodotto con segatura di legni teneri, che si accendono con estrema facilità, ma che non mantengono a lungo la combustione.
Spesso vengono realizzati con composizione mista di faggio e abete, per offrire ottime prestazioni calorifiche e un costo medio.
I pellet di abete bianco derivano da alberi piuttosto resinosi e sono dotati di un’elevata capacità di combustione, causata proprio dalla natura delle materie prime.
Nonostante il calore sprigionato sia senza dubbio elevato (oltre 4500 Kcal) essi bruciano molto velocemente e per poco tempo.
Il pellet canadese viene prodotto con legni di abete bianco (20%) e abete rosso (80%), la cui mescolanza garantisce un elevato potere calorifero (4300 Kcal), un basso residuo di ceneri (0,3%) e un tasso di umidità piuttosto contenuto (intorno al 6%).
Il pellet austriaco viene considerato tra i migliori prodotti d’importazione per l’assoluta garanzia di controllo sull’intera filiera produttiva che in Austria è particolarmente severa.
Il suo potere calorifero si attesta su valori medio-alti, l’umidità relativa è inferiore al 7% e il residuo ceneri è pari allo 0,3%.
I pellet di castagno sono realizzati con un legno piuttosto ricco di tannini che ostacolano parzialmente la combustione e sprigionano vapori nocivi.
Il legno infatti dovrebbe venire scortecciato, stagionato e detannizzato prima di essere usato nella produzione di materiali combustibili.
Il colore dei pellet è stato sempre fonte di discussioni poiché molti consumatori sono convinti che quelli chiari offrano soluzioni più performanti rispetto a quelli scuri, anche se non esistono prove reali di queste ipotesi.
Il pellet bianco deriva da legni chiari, come l’abete bianco, mentre il pellet di faggio mostra una tonalità più scura.
Tuttavia il colore del pellet non è l’elemento caratterizzante per quanto riguarda la sua qualità che dipende invece da un insieme di fattori.
Molto apprezzati dai consumatori e sempre più richiesti sul mercato, i biopellet offrono ottime prestazioni funzionali ad un costo abbastanza contenuto.
Grazie alla loro secchezza, essi garantiscono un’accensione rapida e senza fumo, caratterizzata da una fiamma decisa e vivace. Ottimo potere calorifico e scarsa produzione di cenere chiara e fine sono altri requisiti caratterizzanti di questo prodotto.
L’unico svantaggio è il costo decisamente ancora troppo elevato.
In rapporto alla loro diffusione progressivamente crescente, questi ecopellet sono ormai entrati a pieno ritmo nei cicli produttivi di molte aziende.
Certificazioni dei pellet
In Italia il consumo annuo dei pellet si sta incentivando in maniera esponenziale, superando ormai, secondo recenti valutazioni statistiche, il valore di 5 milioni di tonnellate.
In un mercato in continua espansione risulta indispensabile tutelare i consumatori offrendo loro prodotti rispondenti a buoni standard qualitativi. Per riuscire in questo intento è stato imposto l’obbligo di certificazione per ogni prodotto che viene venduto.
La certificazione europea EN plus è l’unica in grado di offrire le necessarie garanzie ai pellet lungo l’intera filiera, riguardo alle caratteristiche fisiche, chimiche ed energetiche, dal produttore al consumatore.
Secondo l’autorizzazione EN plus, sulla confezione di questi prodotti devono venire riportati alcuni requisiti:
– corretta riproduzione del marchio EN plus;
– sigla del paese sede di produzione e di distribuzione del combustibile;
– codice certificato dell’azienda produttrice;
– denominazione “pellet di legno”;
– diametro;
– peso;
– eventuali note del produttore oppure del distributore.
EN plus rappresenta la certificazione di riferimento a livello internazionale che garantisce la sostenibilità della produzione dei pellet in tutti i paesi aderenti.
In questo modo vengono certificate tutte le fasi di lavorazione, fino alla consegna, che avviene di solito in autobotte.
I pellet EN plus offrono alcuni fondamentali vantaggi, come ridurre i costi del riscaldamento, limitare le emissioni di polveri sottili, incentivare l’occupazione di manodopera sul territorio nazionale.
Utilizzando combustibili rinnovabili, viene emessa una percentuale di anidride carbonica dieci volte inferiore a quella dei combustibili fossili.
Considerati un prodotto di punta nel panorama produttivo di questi combustibili, i Pellet Gold sono forniti di un’attestazione di qualità e vengono considerati prodotti a basso consumo ecologico ed energetico, la cui elevata efficienza dipende da un ottimo potere calorico.
Realizzati con legni di conifere compattati ad elevata pressione, adeguatamente seccati e con un minimo residuo di cenere, essi sono in grado di garantire una combustione pura e priva di emissioni nocive per l’ambiente.
I prodotti devono inoltre essere conformi ad alcuni parametri previsti dalla normativa UNI EN 14961.
I pellet DIN plus sono forniti di una speciale certificazione rilasciata da un Istituto Normativo tedesco in relazione all’intero processo di lavorazione dei prodotti che devono rispondere a determinati parametri qualitativi.
Lunghezza, diametro, peso specifico, potere calorico, percentuale di ceneri e di additivi e umidità relativa sono i requisiti che vengono controllati dal marchio DIN plus, per la massima tutela dei consumatori.
Un’altra certificazione dei pellet è l’austriaca O-norm, che viene rilasciata da un istituto di ricerca accreditato in gradi di garantire che i prodotti siano rispondenti ai requisiti necessari per la loro commercializzazione.
Tali verifiche vengono eseguite con regolarità ogni 12 mesi.
Reperibilità dei pellet
Nonostante la reperibilità dei pellet sia ampia tutto l’anno, bisogna valutare il fatto che alcuni periodi sono più favorevoli per il loro acquisto.
Infatti molti di questi prodotti sono d’importazione e provengono da paesi caratterizzati da inverni molto rigidi, capaci di limitarne (se non di bloccare completamente) la produzione.
Per evitare dannose impennate di prezzi è quindi necessario sapere quando comprare il pellet. Di solito il periodo più indicato è quello compreso tra aprile e giugno, considerata una fase pre-stagionale, durante cui è frequente poter usufruire di sconti che arrivano fino al 30% rispetto ai costi normali.
Bisognerebbe evitare di fare acquisti in inverno perché i prezzi aumentano progressivamente e spesso le forniture non riescono a fare fronte alle massicce richieste dei consumatori.
Questo andamento monetario risulta più evidente a livello di piccoli distributori, mentre non ha conseguenze sui grandi fornitori che solitamente mantengono calmierati i prezzi anche durante la stagione fredda.
Un fattore che incide moltissimo sul costo finale è quello del trasporto. Dato che la maggioranza dei pellet proviene dall’estero, i prezzi aumentano progressivamente man mano che ci si allontana dalla sede di produzione.
Uno dei più diffusi mezzi di trasferimento per questi prodotti è l’autobotte che, grazie ai suoi specifici requisiti, garantisce ottime condizioni logistiche. Pellet sfuso può essere recapitato direttamente presso il proprio domicilio servendosi di questo mezzo di trasporto.
Generalmente gli acquirenti decidono di rifornirsi una volta all’anno dei materiali combustibili, che vengono stoccati nel deposito domestico per poi essere utilizzati al bisogno.
Si tratta sempre di prodotti EN plus certificati e garantiti anche se non confezionati nei tradizionali sacchetti da 15 chili.
Un’altra soluzione decisamente conveniente è quella di acquistare pellet on-line, dato che sul web sono sempre disponibili numerose offerte particolarmente convenienti e facilmente visionabili da casa propria.
Grazie alla possibilità di contattare anche venditori esteri, è frequente concludere affari molto vantaggiosi.
Per chi desidera risparmiare al massimo, la soluzione ideale è quella del pellet su bancale, che permette di aumentare moltissimo la convenienza.
Dato che si tratta di un combustibile a prezzo variabile, fortemente influenzato dalle condizioni climatiche, comprare un intero bancale di pellet che garantiscono la scorta per tutto l’anno consente di spendere molto meno rispetto a ripetuti acquisti presso negozi.
I bancali sono di solito formati da 70 sacchi di pellet confezionati singolarmente, il cui impiego può essere fatto singolarmente senza pertanto alterare la qualità della merce.
Prezzi dei pellet
Il costo pellet viene notevolmente influenzato dalle condizioni climatiche poiché all’arrivo dei primi freddi i prezzi del prodotto subiscono un’impennata spesso pari al 50% in più rispetto al valore di base.
Su questo aumento incide anche il trasporto che è molto impegnativo e prevede l’impiego di autobotti specializzate.
Inoltre il pellet prezzo è condizionato anche dall’essenza di legno utilizzata, dalla certificazione, dalla purezza e dalla quantità di prodotto acquistata.
In media i pellet prezzi all’ingrosso vengono maggiorati del 30/40% per la vendita al dettaglio, arrivando a un valore compreso tra 30 e 35 euro al quintale, con picchi di 50 euro per stagioni particolarmente fredde.
Quando si effettua un acquisto di bancali comprendenti 70 sacchi da 15 chili ciascuno, il prezzo è stimato tra 200 e 250 euro a tonnellata.
Per un sacchetto di 15 chilogrammi si possono spendere da 3 a 5 euro.
Le migliori occasioni di pellet offerta sono disponibili in estate, di solito fino a tutto agosto, durante il periodo prestagionale, quando la produzione è elevata e l’importazione non viene influenzata da avverse condizioni ambientali.
Da ottobre a gennaio sarebbe sempre meglio non acquistare pellet dato che la stagionalità del combustibile incide in maniera estrema sul suo costo.
I pellet prezzi all’ingrosso consentono di ottenere sconti vantaggiosi soltanto a patto che la quantità di prodotto acquistato sia molto cospicua; in queste condizioni è opportuno fare una scorta annuale realizzando lo stoccaggio in ambienti domestici asciutti e ventilati, per assicurare le migliori condizioni di conservazione della merce.
Nei mesi invernali, chi si trova nella necessità di acquistare sacchi da 15 chili di questo combustibile potrebbe arrivare a pagarlo fino a 4,5 euro, con un aumento di quasi il 50% rispetto ai mesi estivi.
Nonostante il costo dei pellet sia competitivo rispetto a quello di combustibili fossili, esso risulta ancora troppo alto se rapportato alla sempre maggiore richiesta del prodotto.
Secondo alcune proiezioni statistiche, la spesa necessaria per riscaldare un’abitazione di 100 metri quadrati attraverso una caldaia a pellet si aggira sui 850/900 euro all’anno, con un risparmio del 14% rispetto al tradizionale riscaldamento a gas metano e del 51% rispetto a quello a gasolio.
Se invece il riscaldamento è di tipo integrato, con una stufa a pellet affiancata a una caldaia a gas oppure a gasolio, la spesa si dimezza arrivando a 426 euro annuali.
Oltre al risparmio economico relativo alla fornitura, bisogna poi valutare anche quello inerente alle agevolazioni fiscali previste dal Conto Termico 2.0, che arrivano a coprire fino al 65% dell’esborso per la sostituzione di impianti di riscaldamento obsoleti.
Per quanto si riferisce all’IVA la situazione è ancora controversa in quanto non è stato definito con chiarezza se essa incide per il 10% oppure per il 22% sulla spesa globale.
Nella valutazione economica complessiva dei pellet è anche opportuno prendere in esame anche il fatto che attualmente le importazioni si sono ampliate a nuovi mercati, come il Giappone e la Corea del Sud, che si sono affiancati ai già operanti Canada, Stati Uniti, Russia e paesi dell’Europa settentrionale.