La legna, che sia essa da ardere o da utilizzare per le costruzioni edili, è sempre il materiale più ecologico e nello stesso tempo resistente che esista in natura: tutte le realtà che espongono alla fiera Progetto Fuoco lo sanno benissimo.
Il legno, prima di arrivare alla destinazione di utilizzo finale, attraversa diversi passaggi obbligati che formano la filiera del legno: questa è l’insieme dei settori della produzione del legno, della raccolta, del trasporto, delle sue trasformazioni fino al prodotto finito.
La raccolta
La categoria delle “utilizzazioni boschive” detiene le operazioni di selvicoltura con lo scopo di raccogliere legna, tramite imprese forestali ed in un secondo tempo, alcuni Enti si sono organizzati con propri operai di occuparsi della selvicoltura.
La selvicoltura viene comunque ancora effettuata tramite operazioni molto tradizionali, utilizzando il motosega per abbattere gli alberi, oppure disboscando con trattori che tirano con una fune le piante da estirpare, così come accade ancora molto spesso in montagna.
Solo di recente sono state effettuate dei piccoli rinnovamenti dal punto di vista tecnologico e logistico per l’utilizzo delle foreste, in questo modo si è iniziato ad utilizzare trattori portanti, abbattitrici nel caso della coltura dei pioppi.
La maggior parte delle aziende che si occupano della raccolta della legna sono piccole imprese, spesso piccole aziende familiari.
La prima trasformazione
La maggior parte delle aziende si occupa soprattutto di trasformare legna da utilizzare nel settore della carpenteria, per lavorare, per produrre imballaggi di legno. Come le aziende boschive, anche nel settore della prima trasformazione e del commercio, le aziende sono principalmente piccole imprese o di tipo familiare.
Come verrà spiegato successivamente, gli alberi più usati sono quelli di abete in quanto possono essere utilizzati sia per gli imballaggi che per la carpenteria, così come i pioppi che vengono usati per la costruzione di pennelli.
Seconda trasformazione
Le aziende che si occupano della seconda trasformazione hanno la particolarità di usufruire di tecnologia abbastanza avanzata che permettono di trattare il legno con mezzi più specializzati come ad esempio quelle aziende che producono pannelli da tranciati e sfogliati.
A far parte delle aziende che si occupano di seconda trasformazione ci sono anche quelle imprese che si occupano di restauri e produrre mobili in legno con la particolarità di produrre dei pezzi che consentono di renderle versatili per soddisfare le richieste del mercato.
Ci sono almeno due tipologie di falegnamerie che si occupano di produrre mobili, quelle che usano legno proveniente dal mercato locale, l’altra, che si occupa di produrre serramenti, è pressoché industrializzata e usa segati di conifere provenienti soprattutto dall’estero.
Stato delle foreste italiane e altre fonti di legna da ardere
A marzo del 2019 è stato reso pubblico il primo Rapporto Nazionale sullo stato delle foreste in Italia (Raf Italia), grazie ad un lavoro di squadra che ha visto collaborare esperti, enti, istituzioni, amministrazioni e associazioni, tutti coordinati dal ministero delle politiche agricole e forestali.
Il RaF si è potuto realizzare grazie appunto alla solida collaborazione che ha permesso di creare un aggiornamento per le indagini statistiche delle foreste italiane e che permette anche di parlare di gestione e tutela delle foreste, le politiche forestali, la realizzazione dei prodotti legnosi, le imprese, eccetera.
Dal rapporto in questione, sono venuti alla luce diversi aspetti degni di nota nonché grandi punti di forza.
Si parla principalmente della vastità del patrimonio forestale nazionale, che copre ben undici milioni di ettari, ovvero il 36% della superficie nazionale; si parla anche di un dato particolare, ovvero del tasso di prelievo di legno un po’ basso (dal 18% al 37%) rispetto alla crescita effettiva dei boschi, che è di circa il 62% della media europea.
Nel rapporto si parla, inoltre, del ruolo dei servizi dell’ecosistema e quanto valgano per i settori produttivi: sono venuti fuori anche molti punti deboli, ovvero i numeri troppo alti riferiti all’importazione del legname, così come anche il calo delle imprese locali che si occupino di prima e seconda trasformazione del legno e anche del loro relativo fatturato.
Nonostante questo, l’elenco più consistente viene rappresentato dai punti che dovrebbero essere sviluppati di più, quelli su cui si sta già lavorando e anche quelli su cui c’è ancora bisogno di lavorare: si sta parlando principalmente degli incendi boschivi, che purtroppo non riescono a essere ovviamente previsti e gestiti, la presenza degli alberi nelle città, le imprese e i lavoratori del settore della selvicoltura, la loro formazione e sicurezza, i prodotti non legnosi e la certificazione forestale.
Quest’ultimo aspetto, quella delle certificazioni, rientra tra i temi maggiormente discussi e studiati, poiché le certificazioni di Gestione Forestale Sostenibile e di Catena Custodia (PEFC e PSC) hanno un interesse crescente che si spera si possa consolidare ancora di più.
Per quanto riguarda le altre fonti di legna da ardere, in Italia ne sono presenti alcune, che forniscono legna e materiale legnoso da ardere.
Focus sulla legna da ardere
Che sia un termocamino, una termostufa, per una semplice grigliata, un forno, è necessario conoscere le caratteristiche della legna da ardere. Non esiste una tipologia migliore di un’altra, ma tutto dipende comunque dalla esigenza e da ciò che si vuole ottenere dalla legna stessa.
Bisogna precisare che per avere una combustione completa limitando comunque la pulizia del termocamino, è inevitabile bruciare legna secca che abbia una bassa percentuale di acqua, tra il 15% ed il 20% che corrisponde ad un essiccamento di due anni in luoghi asciutti e ventilati, ma senza stagionare troppo in quanto potrebbe perdere potere calorifero.
Inoltre la legna non essiccata in modo adeguato limita il rendimento del termocamino, causando una produzione eccessiva di fuliggine.
Caratteristiche della migliore legna da ardere
Ci sono degli aspetti universali che ogni tipologia di legna da ardere deve avere per assicurare una buona capacità calorifera.
Innanzitutto è sempre meglio scegliere la legna che si produce in Italia e, ancor meglio, vicino alla propria locazione.
La legna da ardere ed i suoi prodotti derivati sono combustibili che hanno tutti un valore abbastanza basso ed il trasporto rappresenta sicuramente una voce di costo molto rilevante.
Successivamente è fondamentale preferire della legna ben stagionata in quanto quella fresca può contenere anche il 75% di umidità, mentre la più adeguata alla combustione è quella che ha raggiunto un tasso di umidità molto più contenuto, di circa il 15%. Questo tasso di umidità si raggiunge in almeno sei mesi di stagionatura in luoghi freschi e decisamente asciutti, fino ad un massimo di due anni, qualora sia stata lasciata all’aperto.
La stagionatura è molto importante perché influisce molto sul suo risparmio: quando la legna è fresca, la maggior parte del calore verrà utilizzato per far evaporare l’acqua contenuta, disperdendosi con il relativo vapore sprigionato. Questo comporta innanzitutto la necessità di ardere molta più legna del necessario e, oltre tutto, anche una grande quantità di fumo, che è sicuramente un fattore scomodo ed antipatico.
Un’ulteriore valutazione da fare per la scelta della legna da ardere, è quella di valutare due tipologie: legna dura o dolce. La legna dura è quella delle latifoglie, di rovere, di faggio, mentre quella dolce proviene da pini, larici ed abeti. La differenza sostanziale è che quello duro è più denso, quindi produce più calore rispetto al suo volume, bruciando in maniera più lenta fornendo calore più a lungo; la legna dolce, invece, bruciano molto più velocemente rendendo anche più semplice la partenza del fuoco.
In ultimo, va precisato che la caratteristica più importante per la scelta della migliore legna da ardere è il suo potere calorifico, ovvero la quantità di energia che si può ricavare bruciando completamente un chilogrammo di legna. Questo è il principale elemento che ne specifica la resa e viene misurato in kcal per kg.
Tipologie di alberi adatti al riscaldamento
La migliore legna da ardere è prima di tutto quella di quercia, rovere, leccio, farnia e di faggio.
Quercia
La quercia fa parte della famiglia delle fagacee e rovere, cerro, leccio e farnia sono tipologie diverse di questo albero. Questi alberi hanno un legno molto prezioso, infatti viene anche largamente usato per la costruzione dei mobili ed è anche ottimo da ardere in quanto, essendo un legno duro molto denso, brucia lentamente mantenendo bene le fiamme.
La quercia è un albero sempreverde di grandi dimensioni e dalla vita lunga, infatti esistono esemplari che raggiungono 500 anni di età: è molto diffuso in Italia così come in tutta Europa.
Questa pianta ha un aspetto maestoso e presenta una chioma tondeggiante. Ha la caratteristica di adattarsi in molte situazioni, preferendo terreni profondi e ben drenati, posizioni soleggiate, ma anche ombreggiate.
Viene utilizzato per scopi ornamentali, ha un legno molto robusto e duraturo che trova ottimo impiego nelle lavorazioni. Le sue foglie possono mostrare forme diverse, di colore verde, ma in autunno cambiano colore diventando gialle, rosse e arancioni.
La ghianda è il frutto della quercia che contiene il seme della pianta rappresentando un riconoscimento dei vari tipi di querce.
La corteccia della quercia è grigia o marrone, presentandosi liscia con delle fessure longitudinali che compaiono col tempo. Il suo legno è molto utile per realizzare mobili o accessori. In particolare, quello più pregiato è ottenuto dal rovere che viene utilizzato per produrre parquet, mobili ed essere utilizzato in carpenteria e per le travi.
Si possono distinguere due tipi di quercia: il primo è quello a foglia caduca che crescono spontaneamente dove c’è un clima temperato (farnia rovere, roverella, cerro).
Il secondo, invece, è caratterizzato da foglie persistenti restando di colore verde anche in inverno. si può fare anche un’altra distinzione tra quelle bianche e quelle rosse: le prime si distinguono per le foglie di forma arrotondata, le altre, invece, hanno foglie a punta.
Faggio
Anche il faggio appartiene alla stessa famiglia della quercia, presentando un legno molto compatto e pesante. È indicato come legna da ardere in quanto, grazie alle sue caratteristiche ha un ottimo potere calorifico; oltre tutto brucia lentamente ed è ottimo anche per ogni modalità di cotture.
Successivamente, nella graduatoria della migliore legna da ardere. si trova l’olmo: questo albero raggiunge anche i 35 metri di altezza. La legna che ne deriva brucia con tempi veramente molto lunghi sprigionando un buon potere calorico.
Questo albero preferisce zone umide e fresche, adattandosi anche ai climi secchi, infatti spesso si trova anche in boschi misti. Tra le varietà selvatiche si può annoverare la pendula con lunghi rami pendenti, la purpurea tricolor dai colori rosso delle foglie che diventano rosa al margine e l’asplenifolia con foglie strette e incise.
Durante il suo ciclo di vita l’albero mantiene una chioma ricca e densa che procede verso l’alto, con un tronco dritto ed una corteccia liscia. Il fusto è molto ramificato e ha delle foglie picciolate a forma ovale, leggermente ondulate di colore verde.
Questo albero ha un legno particolarmente leggero e non è molto pregiato perché viene attaccato facilmente dai tarli. Nonostante questo viene molto impiegato in falegnameria, nei parquet e per costruire strumenti musicali, principalmente le casse delle chitarre.
Betulla, larice e olivo
Successivamente vanno citati quegli alberi che si trovano a metà classifica, ovvero la betulla, il larice e l’olivo.
La prima non è indicata propriamente come legna da ardere o per il mantenimento della fiamma, in quanto brucia abbastanza velocemente. Piuttosto è ottima per l’accensione del fuoco, in quanto si accende con più facilità.
La betulla appartiene alla famiglie delle latifoglie che sottolinea che le foglie hanno forma larga e spesso i margini sono dentellati. Queste piante hanno necessità di un habitat diverso per ogni categoria: si ritrovano facilmente in ambienti freddi e pluviali. Il fusto eretto ha una rete di vasi capillari utilizzati per il passaggio di liquidi per favorirne la crescita.
La caratteristica più evidente di questo albero è il colore bianco perlaceo con segni scuri distintivi. Ha foglie caduche di colore verde acceso mentre in autunno le foglie diventano di colore giallo.
Il tronco può raggiungere anche l’altezza di 25 metri mantenendosi comunque sempre sottile. Queste piante germogliano spontaneamente e i rami sono anch’essi molto sottili.
La betulla trova largo impiego in erboristeria per le proprietà diuretiche e depurative, ma anche in cosmesi, inoltre l’acido betulinico contenuto nella sua corteccia ha proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche.
Il larice, invece, è leggermente migliore della betulla per quanto riguarda la legna da ardere, in quanto è un tipo di legno abbastanza duro. Purtroppo, però, è anche molto resinoso, quindi ha la tendenza a produrre molto fumo.
Questo legno è consigliato per la cottura delle carni perché, grazie a questo fattore, è molto aromatico. Questo albero è elegante ed è un albero secolare apprezzatissimo grazie agli usi che se ne possono fare.
Può arrivare a 40 metri di altezza, con un tronco cilindrico ed una chioma a piramide, le sue foglie sono aghiformi di colore verde che diventa giallo in autunno. Questi alberi fungono da protezione per i boschi perché le loro radici, profonde e robuste, trattengono molto bene il terreno.
Il larice viene utilizzato principalmente in falegnameria in quanto facile da lavorare e per il suo bellissimo colore rosso. Vista la sua resistenza, viene utilizzato anche per l’esterno.
Attualmente viene utilizzato anche per la costruzione di mobili in altri colori se trattato chimicamente anche per i mobili. Il larice non viene usato solo per il legno, ma anche per estrarre dalla sua resina la trementina.
Il legno dell’olivo è molto buono da ardere e brucia anche quando è ancora verde grazie alla presenza di olio al suo interno. Questo gli consente anche di produrre fumo molto aromatico quando inizia la sua combustione. Viene utilizzato soprattutto per la cottura di pizza e focaccia.
L’olivo è un albero molto longevo che raggiunge molto facilmente anche due centinaia di anni: questo è dato dal fatto che riesce a rifare completamente il suo impianto ipogeo ed epigeo qualora danneggiati.
Questo albero è una pianta sempreverde, calando semplicemente nella stagione invernale. Questa pianta è utilizzata soprattutto per la produzione di olio dai frutti della pianta.
Pioppo e pino
Tra gli ultimi classificati c’è il pioppo che, essendo un tipo di legno molto più dolce, può essere utilizzato soprattutto per la fase di accensione in quanto brucia molto velocemente quando è asciutto.
Il pioppo appartiene alla famiglia delle salicacee, originario dall’emisfero boreale e ora comune anche in Italia. È un arbusto che spesso viene utilizzato anche per le barriere frangivento perché molto resistente.
Ha una crescita rapida ed è ideale anche per i giardini, considerando però che è pur sempre un albero che può raggiungere altezze notevoli. Infatti questo albero può arrivare anche a superare i due metri e mezzo di circonferenza.
Il colore della corteccia e delle foglie varia in base alla sua specie: quello bianco ha corteccia e parte inferiore delle foglie biancha con una chioma slanciata ed elegante; quello nero ha corteccia e foglie più scure; quello tremulo, invece, è poco diffuso ed è caratterizzato da una grande leggerezza.
Le foglie del pioppo sono tutte a forma di rombo o ovale con la parte superiore di colore verde lucido e quella inferiore più chiara. I pioppi sono caratterizzati da una crescita rapida in confronto agli altri arbusti. Anche per questo motivo vengono molto utilizzati per decorare viali e giardini pubblici e non hanno neanche necessità di terreni particolari per crescere velocemente.
Nei primi anni di vita conviene irrigarlo costantemente e poi sarà la pioggia a dargli l’acqua necessaria per il suo sviluppo. Il pioppo è molto resistente ai parassiti.
Il pino segue il pioppo, in quanto è accettabile da ardere e sviluppa anche una fiamma che riscalda rapidamente. Purtroppo, però, essendo molto resinoso fa tanto fumo nel momento in cui viene acceso.
Le sue pigne invece sono ottime da bruciare. Inoltre è ottimo per la cottura del cibo in quanto aromatico.
Il pino è una conifera che comprende più di cento varietà, diffusa in tutta la nazione. Ama la luce e preferisce i terreni sabbiosi, infatti è facile trovare molte pinete vicino le spiagge o tra le dune.
Albero sempreverde molto grande, può vivere anche fino a 250 anni e arriva anche a 30 metri di altezza, fiorendo da marzo a maggio. Il fusto cilindrico può arrivare a sei metri di diametro con una chioma a forma di ombrello.
La corteccia molto grossa divisa in placche da alcune fessure; le foglie, ovvero gli aghi, sono riuniti in coppie; i frutti invece sono le pigne al cui interno ci sono i semi, ovvero i pinoli, prodotti dopo i 15 o 20 anni di età.
Utilizzato per la trementina, per la cosmetica e anche per i pinoli, il pino ha un legno molto resinoso e pesante. A causa della sua resina non è indicato come legna da ardere in quanto potrebbe anche causare degli incendi tramite la fuliggine che rilascia.
Non è adatto neanche per la costruzione di mobili, di solito si usa al massimo per costruire tavole da cantiere e cassette da imballaggio.